Nelson Mandela, volto simbolo della lotta all’ apartheid in sud Africa, passò quasi trent’anni recluso. Alla sua liberazione affermò: “Non è mai stata mia abitudine usare le parole con leggerezza. Se 27 anni di prigione hanno avuto un effetto su di noi, è stato quello di usare il silenzio della solitudine per farci comprendere quanto siano preziose le parole, e quanto sia reale l’impatto che la parola ha sul modo in cui la gente vive e muore”.
Nelle sue parole l’essenza della comunicazione. Se è vero come è vero che nel dialogo da una parte c’è il parlante colui che emette il messaggio è dall’altra c’è il ricevente il destinatario del messaggio, a metà troviamo il mezzo comunicativo. Nel caso del linguaggio verbale le parole.
Ora il messaggio che vorrei passasse è che le parole hanno un loro importantissimo valore.
Le nostre parole hanno il potere di costruire e distruggere, sta a noi decidere. Ricorda sempre che ciò che gli altri subiscono nel bene e nel male tornerà sempre indietro. Si tratta di un meccanismo semplicissimo: se distribuisco il male le persone a cui lo consegno staranno male e lo trasferiranno ad altri fino a che io non incontrerò qualcuno che mi tratta male perché è entrato nella catena di distribuzione di malumore che io stesso ho messo in moto. Ovviamente vale anche il contrario. Ragiona sempre sulle parole che dici e se non sai cosa dire impara ad onorare il silenzio.
Fai attenzione a come ti rivolgi agli altri ma sopratutto a come parli a te stesso, le parole non dette ma sussurrate all’orecchio della nostra coscienza innescano meccanismi e dinamiche comportamentali reali tanto quanto le parole che usiamo o che ci vengono rivolte in un dialogo reale.
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